L'epoca dei Boghi
La storia più recente di Varano, eretto a Comune nel 1808 staccandosi da quello di Ternate, è strettamente legata alla famiglia Borghi, tanto che, il 16 agosto 1906, il nome del paese è modificato nell'attuale Varano Borghi, a ricordo di chi gli diede non solo rinomanza economica e sociale ma rinnovò anche il tessuto urbanistico del piccolo borgo.
Ultima modifica 2 aprile 2024
Tanta è la riconoscenza nei confronti di questa famiglia che nella descrizione dello stemma araldico del comune leggiamo:
"I due torrioni posti nei cantoni, sinistro del campo e destro della punta, vogliono ricordare l'arma della nobile famiglia Borghi, del Varesotto, onde rendere omaggio a questa prosapia che tanto impulso costruttivo ed industriale diede al paese. Nella banda d'argento si vuole rammentare il ricco nodo stradale di Varano Borghi che lo mette in sollecita comunicazione coi paesi limitrofi e con i principali centri commerciali ed industriali della provincia. Nella ruota dentata, d'oro, sono simboleggiate le industrie cotoniere sorte in Varano che con le loro attività danno benessere per l'impiego di numerose maestranze operaie".
Varano Borghi risulta quindi essere un paese eminentemente industriale ed il suo rapido sviluppo è dovuto all'insediamento del secondo stabilimento italiano per la filatura meccanica del cotone.
Nel 1819 Pasquale Borghi pose i primi telai nelle stanze attigue al vecchio mulino che, posto lungo il canale Brabbia, unico emissario del Lago di Comabbio, sfruttava la forza motrice dell'acqua.
Nel 1826 i Borghi acquistarono dai Dandolo di Varese gran parte del territorio comunale, oltre alle proprietà di Biandronno, Ternate e Corgegno, e l'attività da loro insediata, al quale sviluppo parteciparono tutti i membri della famiglia, prese velocemente avvio.
La dinastia dei Borghi nel giro di pochi decenni procurò allo stabilimento, la cui ragione sociale divenne "Cotonificio Pasquale e F.lli Borghi", fama internazionale affermando un organizzazione industriale sempre più potente, al pari di quelle già esistenti nell'area dell'alta Val Padana.
Il veloce sviluppo fu, molto probabilmente, da addebitare al fatto che i salari di macchina risultavano essere superiori al reddito che il contadino traeva dalla propria terra, per cui il miraggio del benessere divenne di stimolo per vincere ogni preconcetto relativo all'industria, sciogliendo, di conseguenza, quel vincolo secolare che lo legava ai campi.
Per rendere ancora più stabile la manodopera, che arrivava anche dai villaggi circostanti al lago, fu costruito nell'ambito del complesso industriale un convitto femminile, gestito dalle suore della Sacra Famiglia, e dei dormitori maschili per chi rimaneva nello stabilimento tutta la settimana; in un secondo tempo, visto il grande sviluppo del Cotonificio, furono costruite "spaziose" abitazioni per lavoratori e villini "cinti da piccoli giardini" per impiegati e direttori di reparto.
La Casa Comunale, […], quella degli uffici di posta e telegrafo; l'altra data all'ottimo albergo tanto bene condotto dal buon Agostino, [che] non sarebbero inadatte a qualunque importante borgata.
Varano Borghi, ‘il paese della modernità anche edilizia’, può essere a buona ragione considerato un tipico esempio di villaggio industriale dominato dalla Villa dei Borghi posta su di un’altura che domina il Lago.
La villa ricca di pregi architettonici, chiusa tra giardini regali dispersi in un mondo di alberi preziosi -quali appena si ponno [sic!] trovare nei parchi di una metropoli
subì a metà Ottocento una pesante ristrutturazione, per meglio rispondere all'esigenza di rappresentanza e di prestigio richiesta dai proprietari, su progetto dell'ing. Paolo Cesa Bianchi fu completamente trasformata, tanto che della precedente struttura - si dice - conservò solo la sala centrale del vecchio maniero chiamata "sala del castello".
Per quanto riguarda invece l'opificio, che in pochi anni divenne un centro manifatturiero molto affermato, al primo fondatore Pasquale (deceduto nel 1936) successe il nipote Luigi. Dando nuovo impulso rinnovò completamente la tecnica della filatura introducendo nuove macchine e nel 1841 aggiunse la tessitura meccanica.
Luigi, ardente patriota, partecipò attivamente alla causa risorgimentale: come audace cospiratore affiliato alla "Giovane Italia" subì le rappresaglie del governo austriaco, fu imprigionato e dopo i moti del 1831, nel 1848, partecipò alle "Cinque Giornate di Milano" con Pio Mainini il quale, addetto allo stabilimento Borghi, in tarda età ricoprì la carica di sindaco del paese.
Nel 1849 Luigi fu costretto a riparare in Inghilterra e, quale direttore sempre attento alle vicende della tessitura famigliare, approfittò dell'esilio per aggiornarsi sulle novità in campo tessile; non bisogna dimenticare che l'Inghilterra sin dal Settecento deteneva il primato europeo per le industrie di questo tipo.
L'esilio risultò addirittura salutare ai fini della sua esperienza tecnica: all'Esposizione di Londra acquistò una motrice a vapore di marca belga, che iniziò a funzionare nello stabilimento dal 1851, così all'energia idraulica fu sostituita quella più potente del vapore mentre nel 1856 istallò un gasometro per l'illuminazione agevolando il lavoro notturno, un'altra prova della modernità di vedute di Luigi.
Egli, accogliendo di buon grado tutte quelle innovazioni che il mercato poté offrire, incrementò non solo la produzione -offrendo nuovi posti di lavoro- ma anche, e soprattutto, le già cospicue entrate economiche affermando sempre più l'importanza dell'opificio e… della famiglia Borghi!
Nel maggio del 1859 Luigi 'il seniore' compì la sua ultima azione patriottica ospitando, quando Giuseppe Garibaldi si trovava a Sesto Calende per giungere poi a Varese, la milizia garibaldina nell'opificio di Varano.
Il 22 dicembre dello stesso anno Luigi si spense e alla direzione subentrò, fino al 1876 , il fratello ingegner Paolo coadiuvato dai nipoti Napoleone, Antonio e Pio.
Mentre Antonio morì poco dopo nel 1877, mentre Napoleone e Pio continuarono da soli: Napo si occupò specialmente della vastissima azienda agricola e della piscicoltura, Pio dell'azienda cotoniera.
Deceduto pure Napoleone, in un incidente di caccia il 1° novembre 1882, le redini del complesso industriale furono condotte dall'ingegner Pio Borghi il quale trasformò completamente l'opificio dotandolo di nuovo e perfezionato macchinario
in modo da poter adottare tutto ciò che la meccanica avesse saputo inventare di più pratico e perfetto nel campo di quell'industria, e da poter costruire uno stabilimento che rispondesse a tutte le più moderne sanzioni della tecnica e dell'igiene.
Morto precocemente il 3 febbraio 1900 non riescì nell'intento lasciando comunque traccia della sua operosa vita non solo in campo industriale ma anche, e soprattutto, in campo agricolo con la bonifica della palude Brabbia - di cui si parlerà più avanti.
Nei primi anni del Novecento furono attuate radicali modifiche alle strutture del cotonificio in corrispondenza del nuovo ed ultimo impulso rinnovatore dato da Luigi 'junior' il quale, in collaborazione col direttore tecnico generale degli stabilimenti ingegner Leone Maimeri e col vice direttore ingegner Tito Burgi su progetto dell'ingegner Sequin-Knobel, realizzò il nuovo opificio per la filatura sopprimendo il lavoro notturno .
Entro la struttura industriale funzionò, per un certo periodo di tempo, un 'corpo di militi del fuoco' composto esclusivamente da operai dell'opificio: un primordiale, se così possiamo definirlo, 'impianto antincendio' che, con "pompe a mano, pompe di primo soccorso, pompe a vapore; scale aeree, cordame tecnicamente predisposto, tubi di ricambio e d'aggiunta, scuri, attrezzi d'ogni specie" , erano pronti ad intervenire velocemente secondo le necessità.
Ai Borghi si deve anche l'edificazione della nuova chiesa parrocchiale e del camposanto.
La chiesa del Divino Redentore sorse nel 1904 su disegno dell'ingegner Paolo Cesa Bianchi (il quale, lo ricordiamo, progettò pure la villa Borghi) prendendo come esempio la Collegiata di Castiglione Olona e fu realizzata ad opera di maestranze e scalpellini locali.
Il campanile, "un torrazzo rosseggiante di statura mezzana, fu edificato accanto alla chiesa perché così imposero le finanze disponibili al tempo della sua costruzione".
Varano Borghi rappresentava dunque un esempio di quei centri, pochi in Italia, che associarono all'industria il villaggio operaio sviluppatosi grazie agli interessi della famiglia Borghi la quale, non fermandosi al solo miglioramento tecnico e meccanico dell'opificio, si dedicò al complesso della vita sociale dei propri lavoratori e delle loro famiglie, come leggiamo dalle cronache del tempo:
'Nella famiglia dei Borghi lo spirito d'iniziativa, la attività nella vita industriale mai si disgiunsero dall'amore del bello.
[…].
Si crearono piazze e vie spaziose, bene battute: poi sempre magnificamente conservate’.
Ed Ancora:
l'analfabetismo lassù, come del resto quasi ovunque nell'alta Lombardia, è insignificante. In quasi tutti i paesi sono scuole serali per gli adulti e scuole professionali pei piccoli operai. E' assai sentito tra quella gente lo spirito di solidarietà, di associazione.
Nel 1913 i Borghi si trovarono costretti a vendere gli stabilimenti ad industriali italo - francesi i quali fondarono la ditta "Textiloses et Textiles" con capitali forniti dai Girche, nel 1926 vi lavoravano 2400 operai .
Nel 1929 nei locali dello stabilimento fu istituita una sezione della "Scuola Professionale di Tessitura e Filatura di Varese".